È possibile per il cittadino
comune avere informazioni comprensibili in tempo reale sulle conseguenze della qualità
dell’aria respirabile per la salute, entro una zona di massimo 50 km da dove gli interessa, senza che questo
servizio di pubblica utilità costi una fortuna? In diversi paesi nel mondo e in
Europa sì, qui in Italia, purtroppo no!
La normativa dell’unione europea ha
determinato gli standard per la valutazione dei maggiori inquinanti atmosferici
e vi ha incluso i valori di biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto, (NOx) e
biossido di azoto (NO2) (entrambi si formano per reazione chimica dal contatto
di NO nell’atmosfera), polveri fini, (PM – specialmente PM2.5 e PM10), i
composti organici volatili o COV (di cui è fissato un limite solo per il
benzene - C6H6 e benzo(a)pirene - B(a)P), monossido di carbonio (CO), e ozono, (O3 – che non dipende
dall’inquinamento umano ed è molto forte nel periodo estivo), più tutta una
serie di metalli pesanti (es. piombo, arsenico, cadmio, nichel).
La valutazione dell’inquinamento
atmosferico, che determina l’impatto dell’inquinante sulla salute di uomini e
ambiente, dipende sia dalle emissioni che dalle immissioni: le immissioni sono
costituite dalla presenza di inquinanti atmosferici nell’aria indipendentemente
dalle fonti di emissioni, ovvero quelle fonti che rilasciano nell’atmosfera gli
inquinanti primari, che a loro volta, producono gli inquinanti secondari. La
valutazione delle emissioni inquinanti, se si eccettuano quelle presenti sulle
strade più trafficate (sorgenti lineari) quantificabili in modo preciso, è
basata su questionari e stime, per quanto riguarda le aziende (sorgenti
puntuali), e su dati statistici per tutte le altre fonti (non puntuali o non
lineari). L’inquinamento risente anche
della morfologia del territorio, soprattutto della presenza di montagne, del
clima e delle correnti d’aria: queste ultime mettono in crisi le
modellizzazioni con cui si vanno ad estendere in zone non coperte da rilevatori
le proiezioni di inquinamento, come dimostra un recente studio della regione
Trentino Alto Adige (http://www.provincia.bz.it/agenzia-ambiente/download/0.Valutazione_IT_defi.pdf).
Lo stesso studio rileva come gli inquinanti che negli ultimi anni hanno fatto
registrare un trend sopra alle soglie previste dalla UE siano PM10, NO2, O3 e
BaP.
Mentre in Europa si misurano le
quantità di inquinanti nell’aria, in America ed in molte altre parti del mondo si usa un indice AQI, o Air Quality
Index, individuato dall’EPA, Environmental Protection Agency (http://www.airnow.gov/index.cfm?action=aqibasics.aqi)
che si concentra sugli effetti sulla salute prodotti dalla respirazione di
alcune ore di aria inquinata: tale indice è stato calcolato tenendo conto dei 5
maggiori inquinanti indicati nel Clean Air Act ovvero l’ozono a livello del
suolo, l’inquinamento da PM, il monossido di carbonio e il biossido di zolfo e il
biossido di azoto. Inoltre per rendere più facilmente comprensibile a tutti la
pericolosità dell’inquinamento per la salute, che è il valore più direttamente
interessante per il cittadino, tale indice è stato diviso in sei livelli di
pericolosità a cui corrispondono colori diversi.
Un valore da 0 a 50 corrisponde a
un livello di qualità dell'aria buono ed è simboleggiato dal colore verde; un
valore da 51 a 100 rivela aria di qualità moderata, è indicato da colore giallo
ed è il limite per lo standard salutare della qualità dell'aria; da 101 in poi,
a mano amano che il colore diventa più scuro (passando dall'arancione, al rosso
vivo, al viola e infine al rosso scuro) i rischi per la salute diventano sempre
maggiori ed estesi a tutta la popolazione, come mostra la tabella delle
conseguenze dell’inquinamento qui sotto.
Durante la conferenza ‘Better Air
Quality’ (http://baq2014est.org/) tenutasi a Colombo, Sri Lanka, lo scorso
novembre, co-organizzata dal ministro
dei trasporti e dal Ministro dell’Ambiente ed Energie Rinnovabili dello Sri
Lanka, dal Ministro Ambiente del Giappone, dal Centro per lo Sviluppo Regionale
dell'ONU e da Clean Air Asia per trovare soluzioni al problema
dell’inquinamento nei paesi asiatici, la aqicn.org (http://aqicn.org/contact/), un team cinese
composto da giovani esperti appartenenti a diversi settori come ingegneria, design, tecnologie dei Sensori e
linguistica, ha utilizzato proprio la
tabella dell’EPA basata sull’indice AQI, che descrive appunto le implicazioni
dei vari livelli di inquinamento sulla salute umana, per realizzare una mappa
mondiale interattiva in tempo reale della pericolosità dell’aria (http://aqicn.org/map/).
La proposta dell’aqicn.org per
migliorare la misurazione della qualità dell’aria usando sensori a basso costo,
preparata per la Conferenza del novembre
2014 (http://aqicn.org/aqicn/view/faq/images/baq2014/aqicn-affordable_aqi_sensors-baq2014.pdf),
nasce proprio dalla necessità di fornire informazioni ai cittadini in merito
alla qualità dell’aria che respirano e dalla possibilità, così facendo, anche
di ottenere statistiche nel tempo per confrontare la situazione in posti
diversi.
La novità della proposta
dell’aqicn.org è che, oltre a misurare
tutti e sei i più comuni inquinanti dell’aria, ovvero PM2.5, PM10, O3, NO2, SO2 e CO, tiene presente
che il PM2.5 è il peggiore tra di essi – se si eccettua l’O3 d’estate
(per ridurre il quale non si può agire sul controllo di fonti di emissione in
quanto questo composto dipende esclusivamente dalla situazione atmosferica) e
che i suoi valori son ben distinti da quelli del PM10.
Non tutti gli inquinanti,
infatti, hanno tossicità uguali ed il PM2.5, per il quale in Italia sono stati
introdotti dei limiti solo nel 2010, si
sta sempre più confermando come un killer tanto invisibile quanto
pericolosissimo a causa della dimensione ridottissima delle particelle che lo compongono e che si depositano con
facilità in vari tessuti umani come quello polmonare e nel circolo sanguigno
portando moltisseime gravi malattie non ultime quelle cardio-vascolari (http://www.medical-reference.net/2014/01/new-study-linked-pm-with-heart-attack.html).
Non è un caso, infatti che, per determinare l’Indice di Performance Ambientale
(EPI-Environment Performance Index) di un paese relativo alla qualità della sua
aria, il PM2.5 sia stato scelto come unico valore rappresentativo per l’aria in
ambienti esterni (http://epi.yale.edu/our-methods/air-quality).
Nonostante secondo l’Organizzazione
Sanitaria Mondiale (WHO) questo
inquinante non debba superare la quantità
di 10 microgrammi per metro cubo (10 µg/m3 media annuale) (http://whqlibdoc.who.int/hq/2006/WHO_SDE_PHE_OEH_06.02_eng.pdf),
l’unione europea ha ben pensato di fissare questo limite a più del
doppio innalzandone la quantità tollerata a 25 µg/m3 (http://ec.europa.eu/environment/air/quality/standards.htm):
per fortuna il trend italiano, anche se al di sopra dei valori di sicurezza,
sembra in diminuzione, infatti è passato dal 17,57 µg/m3 del 2000 al 13,34
µg/m3 del 2012 (http://epi.yale.edu/epi/issue-ranking/air-quality.
Per risolvere il problema causato
dal fatto che molte stazioni di monitoraggio in Asia non riportando la quantità
PM2.5 ma solo quella del PM10 dando così
informazioni non veritiere e migliori rispetto alla reale qualità dell’aria, la
aqicn.org ha determinato un’equazione che sfrutta la correlazione tra questi
due diversi tipi di polveri sottili di modo che, in condizioni normali, il
PM2.5 possa essere dedotto dalla misurazione del PM10 grazie alla scala di conversione
qui sotto.
In condizioni atmosferiche
normali, ovvero quando non vi sono forti venti che trasportano grosse quantità
di PM10 che falserebbero i valori dell’equazione di corrispondenza, tale
tabella è affidabilissima per calcolare la reale quantità di PM2.5 e quindi la
reale qualità dell’aria; in condizioni di venti molto forti, invece di
procedere ad un upgrade delle stazioni di rilevazioni esistenti – che
richiederebbe molto tempo e sarebbe comunque molto dispendioso – si potrebbero
usare dei contatori di particelle a basso costo.
Sulla mappa interattiva mondiale
proposta da aqicn.org purtroppo l’Italia è uno dei pochissimi stati europei privo
di qualunque dato immediatamente comunicativo in merito alla pericolosità della
qualità dell’aria per la salute: per conoscere la ragione di tale assenza ho
scritto al team aqicn.org, ma per ora non ho ancora ricevuto alcuna risposta
forse perché, come spiegano sulla pagina di contatto, il tempo medio di attesa per
un riscontro è di circa un mese. Comunque, visto che la normativa italiana prevede che tra i compiti
delle regioni, oltre alla valutazione della qualità dell’aria, alla definizione
dei piani a breve per ridurre il rischio di inquinamento, al risanamento delle
zone non a norma, e a misure di mantenimento delle condizioni di aria buona ove
queste si verifichino, c’è non solo il dovere di tenere informato il ministero,
ma anche quello di tenere informati i cittadini, sarebbe interessante poter
usufruire di tale mappa affinché questo obbligo sia adempiuto in maniera chiara
e puntuale.
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