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domenica 11 gennaio 2015

PERCHE' NOI NO?



È possibile per il cittadino comune avere informazioni comprensibili in tempo reale sulle conseguenze della qualità dell’aria respirabile per la salute, entro una zona di massimo  50 km da dove gli interessa, senza che questo servizio di pubblica utilità costi una fortuna? In diversi paesi nel mondo e in Europa sì, qui in Italia, purtroppo no!

La normativa dell’unione europea ha determinato gli standard per la valutazione dei maggiori inquinanti atmosferici e vi ha incluso i valori di biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto, (NOx) e biossido di azoto (NO2) (entrambi si formano per reazione chimica dal contatto di NO nell’atmosfera), polveri fini, (PM – specialmente PM2.5 e PM10), i composti organici volatili o COV (di cui è fissato un limite solo per il benzene - C6H6 e benzo(a)pirene - B(a)P), monossido di carbonio (CO),  e ozono, (O3 – che non dipende dall’inquinamento umano ed è molto forte nel periodo estivo), più tutta una serie di metalli pesanti (es. piombo, arsenico, cadmio, nichel).

La valutazione dell’inquinamento atmosferico, che determina l’impatto dell’inquinante sulla salute di uomini e ambiente, dipende sia dalle emissioni che dalle immissioni: le immissioni sono costituite dalla presenza di inquinanti atmosferici nell’aria indipendentemente dalle fonti di emissioni, ovvero quelle fonti che rilasciano nell’atmosfera gli inquinanti primari, che a loro volta, producono gli inquinanti secondari. La valutazione delle emissioni inquinanti, se si eccettuano quelle presenti sulle strade più trafficate (sorgenti lineari) quantificabili in modo preciso, è basata su questionari e stime, per quanto riguarda le aziende (sorgenti puntuali), e su dati statistici per tutte le altre fonti (non puntuali o non lineari).  L’inquinamento risente anche della morfologia del territorio, soprattutto della presenza di montagne, del clima e delle correnti d’aria: queste ultime mettono in crisi le modellizzazioni con cui si vanno ad estendere in zone non coperte da rilevatori le proiezioni di inquinamento, come dimostra un recente studio della regione Trentino Alto Adige (http://www.provincia.bz.it/agenzia-ambiente/download/0.Valutazione_IT_defi.pdf). Lo stesso studio rileva come gli inquinanti che negli ultimi anni hanno fatto registrare un trend sopra alle soglie previste dalla UE siano PM10, NO2, O3 e BaP.

Mentre in Europa si misurano le quantità di inquinanti nell’aria, in America ed in molte altre parti  del mondo si usa un indice AQI, o Air Quality Index, individuato dall’EPA, Environmental Protection Agency (http://www.airnow.gov/index.cfm?action=aqibasics.aqi) che si concentra sugli effetti sulla salute prodotti dalla respirazione di alcune ore di aria inquinata: tale indice è stato calcolato tenendo conto dei 5 maggiori inquinanti indicati nel Clean Air Act ovvero l’ozono a livello del suolo, l’inquinamento da PM, il monossido di carbonio e il biossido di zolfo e il biossido di azoto. Inoltre per rendere più facilmente comprensibile a tutti la pericolosità dell’inquinamento per la salute, che è il valore più direttamente interessante per il cittadino, tale indice è stato diviso in sei livelli di pericolosità a cui corrispondono colori diversi.


Un valore da 0 a 50 corrisponde a un livello di qualità dell'aria buono ed è simboleggiato dal colore verde; un valore da 51 a 100 rivela aria di qualità moderata, è indicato da colore giallo ed è il limite per lo standard salutare della qualità dell'aria; da 101 in poi, a mano amano che il colore diventa più scuro (passando dall'arancione, al rosso vivo, al viola e infine al rosso scuro) i rischi per la salute diventano sempre maggiori ed estesi a tutta la popolazione, come mostra la tabella delle conseguenze dell’inquinamento qui sotto.





Durante la conferenza ‘Better Air Quality’ (http://baq2014est.org/)  tenutasi a Colombo, Sri Lanka, lo scorso novembre,  co-organizzata dal ministro dei trasporti e dal Ministro dell’Ambiente ed Energie Rinnovabili dello Sri Lanka, dal Ministro Ambiente del Giappone, dal Centro per lo Sviluppo Regionale dell'ONU e da Clean Air Asia per trovare soluzioni al problema dell’inquinamento nei paesi asiatici, la aqicn.org (http://aqicn.org/contact/), un team cinese composto da giovani esperti appartenenti a diversi settori come  ingegneria, design, tecnologie dei Sensori e linguistica,  ha utilizzato proprio la tabella dell’EPA basata sull’indice AQI, che descrive appunto le implicazioni dei vari livelli di inquinamento sulla salute umana, per realizzare una mappa mondiale interattiva in tempo reale della pericolosità dell’aria (http://aqicn.org/map/). 

La proposta dell’aqicn.org per migliorare la misurazione della qualità dell’aria usando sensori a basso costo, preparata  per la Conferenza del novembre 2014 (http://aqicn.org/aqicn/view/faq/images/baq2014/aqicn-affordable_aqi_sensors-baq2014.pdf), nasce proprio dalla necessità di fornire informazioni ai cittadini in merito alla qualità dell’aria che respirano e dalla possibilità, così facendo, anche di ottenere statistiche nel tempo per confrontare la situazione in posti diversi.

La novità della proposta dell’aqicn.org  è che, oltre a misurare tutti e sei i più comuni inquinanti dell’aria, ovvero  PM2.5, PM10, O3, NO2, SO2 e CO, tiene presente che  il PM2.5 è il peggiore  tra di essi – se si eccettua l’O3 d’estate (per ridurre il quale non si può agire sul controllo di fonti di emissione in quanto questo composto dipende esclusivamente dalla situazione atmosferica) e che i suoi valori son ben distinti da quelli del PM10.
Non tutti gli inquinanti, infatti, hanno tossicità uguali ed il PM2.5, per il quale in Italia sono stati introdotti dei limiti solo nel 2010,  si sta sempre più confermando come un killer tanto invisibile quanto pericolosissimo a causa della dimensione ridottissima delle particelle che  lo compongono e che si depositano con facilità in vari tessuti umani come quello polmonare e nel circolo sanguigno portando moltisseime gravi malattie non ultime quelle cardio-vascolari (http://www.medical-reference.net/2014/01/new-study-linked-pm-with-heart-attack.html). Non è un caso, infatti che, per determinare l’Indice di Performance Ambientale (EPI-Environment Performance Index) di un paese relativo alla qualità della sua aria, il PM2.5 sia stato scelto come unico valore rappresentativo per l’aria in ambienti esterni (http://epi.yale.edu/our-methods/air-quality). 

Nonostante secondo l’Organizzazione Sanitaria Mondiale (WHO)  questo inquinante non debba superare la  quantità di 10 microgrammi per metro cubo (10 µg/m3 media annuale) (http://whqlibdoc.who.int/hq/2006/WHO_SDE_PHE_OEH_06.02_eng.pdf),  l’unione europea ha  ben pensato di fissare questo limite a più del doppio innalzandone la quantità tollerata a 25 µg/m3 (http://ec.europa.eu/environment/air/quality/standards.htm): per fortuna il trend italiano, anche se al di sopra dei valori di sicurezza, sembra in diminuzione, infatti è passato dal 17,57 µg/m3 del 2000 al 13,34 µg/m3 del 2012 (http://epi.yale.edu/epi/issue-ranking/air-quality.

Per risolvere il problema causato dal fatto che molte stazioni di monitoraggio in Asia non riportando la quantità PM2.5  ma solo quella del PM10 dando così informazioni non veritiere e migliori rispetto alla reale qualità dell’aria, la aqicn.org ha determinato un’equazione che sfrutta la correlazione tra questi due diversi tipi di polveri sottili di modo che, in condizioni normali, il PM2.5 possa essere dedotto dalla misurazione del PM10 grazie alla scala di conversione qui sotto.
 
In condizioni atmosferiche normali, ovvero quando non vi sono forti venti che trasportano grosse quantità di PM10 che falserebbero i valori dell’equazione di corrispondenza, tale tabella è affidabilissima per calcolare la reale quantità di PM2.5 e quindi la reale qualità dell’aria; in condizioni di venti molto forti, invece di procedere ad un upgrade delle stazioni di rilevazioni esistenti – che richiederebbe molto tempo e sarebbe comunque molto dispendioso – si potrebbero usare dei contatori di particelle a basso costo.

Sulla mappa interattiva mondiale proposta da aqicn.org purtroppo l’Italia è uno dei pochissimi stati europei privo di qualunque dato immediatamente comunicativo in merito alla pericolosità della qualità dell’aria per la salute: per conoscere la ragione di tale assenza ho scritto al team aqicn.org, ma per ora non ho ancora ricevuto alcuna risposta forse perché, come spiegano sulla pagina di contatto, il tempo medio di attesa per un riscontro è di circa un mese. Comunque, visto che la  normativa italiana prevede che tra i compiti delle regioni, oltre alla valutazione della qualità dell’aria, alla definizione dei piani a breve per ridurre il rischio di inquinamento, al risanamento delle zone non a norma, e a misure di mantenimento delle condizioni di aria buona ove queste si verifichino, c’è non solo il dovere di tenere informato il ministero, ma anche quello di tenere informati i cittadini, sarebbe interessante poter usufruire di tale mappa affinché questo obbligo sia adempiuto in maniera chiara e puntuale.





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